Quella volta in cui Augustus Black Fang decise di togliersi un dubbio che lo assillava

 

Ricardo scolò l’ultimo sorso della sua birra, sbatté il boccale di legno sul tavolo e si pulì la bocca con la manica. Intanto fissava il suo capitano, a un tavolo di distanza. E quello lo ricambiava con un sorrisetto malevolo.
Era tutta la sera che Gus lo guardava, prima di sfuggita, poi in modo sempre più evidente.
Ora che gli altri se ne erano andati, si era rilassato sulla panca, a gambe aperte, mento in su e braccia stese lungo lo schienale. Ogni tanto alzava una mano per giocherellare con uno dei suoi ricci neri e con aria assente si mordicchiava il labbro inferiore. Era ubriaco. Il grande Augustus Black Fang era ubriaco e non si rendeva conto di quanto fosse maledettamente invitante.
Oppure sì? Ricardo non ricordava se fosse ancora sobrio quando aveva cominciato a fissarlo con insistenza.
Il capitano capovolse la bottiglia che aveva sul tavolo e, appurato che fosse effettivamente vuota, la gettò via con noncuranza. «Ric, sii gentile, portamene un’altra!»
Ricardo sentì un tuffo al cuore. Era il momento della verità. Afferrò una bottiglia, già aperta, di un corposo vino rosso e prese posto su una sedia accanto a lui. «Non starai bevendo un po’ troppo?»
Gus si grattò il collo e ridacchiò. «Beh, allora fammi compagnia, così non la finisco tutta io.»
Ricardo sospirò e si passò una mano tra i corti capelli rossi, ma riempì due bicchieri di vino e gliene passò uno. Lui non aveva bevuto così tanto, poteva resistere ancora un po’ e fare il proprio dovere, controllando che quell’esuberante, impulsivo e travolgente capitano non si mettesse nei guai.
Alla seconda bottiglia, i suoi occhi furono catturati dalla mano di Gus, morbida attorno al bicchiere, un pollice che ne sfregava la superficie di vetro. Era ipnotico.
«A che stai pensando?» La voce di Gus era bassa e in qualche modo più attraente del solito.
Ricardo alzò lo sguardo. Incrociò i suoi occhi azzurri, mezzi annebbiati dall’alcool, e avvampò. Merda. Era lui quello nei guai. Tossicchiò e si allargò lo scollo della camicia. «A niente di importante.»
«Hai caldo?»
«Sì… diciamo di sì.»
Gus si allungò per appoggiargli una mano sulla coscia. «Eppure sei vestito leggero.»
Ricardo aveva la faccia a fuoco. Gli tolse la mano dalla gamba. «È estate, Gus. È estate e sono ubriaco. E anche tu lo sei, dovremmo andare a letto.»
Fece per alzarsi, ma l’altro gli afferrò un braccio. Era ubriaco, ma sembrò del tutto in sé quando domandò: «È un invito?»
Oh, per l’amor del… «Gus, sei ubriaco.»
«Abbastanza. Non del tutto.»
«Dici sul serio?» esalò Ricardo.
Gus si limitò a fissarlo con quei suoi maledetti occhi azzurri. Non del tutto. Lui reggeva l’alcool meglio di chiunque, a bordo. 
Al diavolo. Ricardo afferrò la bottiglia ancora mezza piena e ne prese una buona sorsata. «Questa ce la portiamo dietro. Andiamo.»

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